KÓMMA

KÓMMA

Kómma è un interstizio, uno spazio abitato dallo stare. L’essere è altrove.
È il tempo dell’apnea. Tra inspirazione ed espirazione si produce un silenzio assordante, melancolico d’aspettativa.
Nel discorso articolato, Kómma pone il dito nelle ferite inflitte e ricevute.
Kómma è l’impellente necessità di conoscere il perimetro della propria cella-cellula che è prigionia e protezione.
È affermazione verticale del concetto nel panorama orizzontale dell’idea. Un concepimento che circoscrive.
Dentro del paragrafo si gesta la ribellione.
Questo spazio si fa contenitore definendo l’alterità. Nel frattempo dentro e fuori un accumulo di informazione, formazione, pretesti e contesti si srotolano in una sequenza infinita con prerogative totalitarie.
Kómma è un tempo sospeso o meglio appeso, ritagliato dal succedersi degli eventi, di giudizi arbitrari e di cose che vanno, e vanno, e vanno.

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